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Tuesday, August 5, 2025

Dalla Rai a Mediaset: come si divide il potere della televisione italiana.

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La televisione italiana è da sempre uno dei mezzi di comunicazione più amati e seguiti dai cittadini, soprattutto in un’epoca in cui il digitale terrestre e la parabola hanno ampliato l’offerta di programmi, senza sottrarre fascino alla tv tradizionale. In questo panorama, però, è interessante analizzare il modo in cui si divide il potere della tv italiana fra le due principali aziende del settore: Rai e Mediaset.

Per comprendere bene ciò che sta alla base della divisione di potere fra le due reti televisive, è opportuno fare un passo indietro e andare a comprendere la loro storia.

La Rai (Radiotelevisione italiana) nasce nel lontano 1954, in quanto monopolio di Stato, fino agli anni ’90, quando arrivano le prime aperture alla concorrenza. Oggi la Rai è una società per azioni, ma il controllo azionario è detenuto al 99,56% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, mentre il 0,44% è in mano al sindacato.

Mediaset, invece, viene fondata da Silvio Berlusconi nel 1978, in un momento storico in cui il monopolio Rai dominava incontrastato. Mediaset ha saputo distinguersi dalla concorrenza per aver diversificato l’offerta grazie ai canali satellitari e delle pay-tv, ma anche per avere portato in Italia il format dell’intrattenimento televisivo leggero e spesso criticato.

Il potere nella televisione italiana si divide, dunque, fra queste due grandi aziende. Ma quali sono le differenze?

La divisione è evidente se si guarda alla proprietà. La Rai è stata creata come società a controllo pubblico, ovvero uno strumento per offrire servizi pubblici, mentre Mediaset è una società a controllo privato, con l’obiettivo di fare business.

Anche il pubblico che si rivolge a queste due aziende è diverso. La Rai, per sua definizione, deve soddisfare le esigenze di tutti i cittadini, offrendo una programmazione adatta a qualsiasi target: dai bambini agli anziani, dai giovani agli adulti. Mediaset, invece, è stata fondata con l’obiettivo di offrire intrattenimento leggero, colorato e a basso costo, spesso caratterizzato da reality show o da programmi di gossip.

Ma le differenze non finiscono qui. La Rai ha il controllo diretto delle risorse pubbliche, e ciò si riflette sulle risorse che vengono investite nella creazione dei programmi. Per il pubblico, questo significa una qualità dei programmi generalmente molto alta, ma anche una mancanza di flessibilità per quanto riguarda gli speciali in caso di eventi di grande importanza nazionale. Mediaset, invece, può contare su risorse finanziarie enormi che gli permettono di creare programmi a basso costo, spesso basati su format già esistenti o su produzioni estere.

Ma le due reti televisive si distinguono anche per il modo in cui gestiscono le proprie trasmissioni. La Rai ha una sua struttura diretta per la gestione dei programmi, ma utilizza anche una serie di produttori esterni. Mediaset, invece, preferisce investire nella creazione di produttori interni, ovvero professionisti fissi che garantiscono una continuità nella qualità dei programmi e un miglior controllo sui costi.

La divisione di potere fra Rai e Mediaset rimane una questione molto sentita nell’ambiente della televisione italiana, perché ognuna rappresenta una strada diversa per offrire programmi e intrattenimento. La differenza, però, non è solo nelle scelte editoriali delle due aziende, ma anche nella normativa di riferimento.

Nel caso della Rai, infatti, esiste una serie di leggi che garantiscono l’indipendenza dei giornalisti e una programmazione “gentile”, attenta alle istanze del pubblico (e non ai fini di lucro). Mediaset, invece, non è vincolata da leggi sull’informazione e può rappresentare la voce dei proprietari, ovvero della famiglia Berlusconi.

Senza entrare nel merito delle scelte editoriali delle due aziende, è importante notare come la televisione italiana sia strettamente correlata con la politica, e ci siano state varie screpolature nella relazione tra Rai e Mediaset, spesso legate a questioni di controllo politico.

Inoltre, la competizione fra Rai e Mediaset è stata, per gran parte della loro storia, all’insegna del monopolio: la Rai deteneva il controllo assoluto sui programmi, e questo non ha permesso all’azienda di evolversi in risposta alle esigenze del pubblico. La nascita di Mediaset ha rappresentato un momento di apertura per il mondo della televisione italiana, un’opportunità per ampliare l’offerta e renderla più diversificata.

Ma questa diversificazione del mercato televisivo ha anche portato con sé una serie di problematiche, compreso lo sviluppo di una cultura “usa e getta” nei confronti dei programmi. La televisione italiana, infatti, è sempre stata caratterizzata da un pubblico fedele e appassionato, ma anche da una serie di programmi privi di valore culturale, creati solo per suscitare l’interesse iniziale del pubblico e, spesso, per accendere rivalità laceranti tra i partecipanti di reality show.

In conclusione, la divisione di potere fra Rai e Mediaset è un esempio di come un settore può evolversi grazie alla concorrenza, ma anche di come la mancanza di regole precise possa mettere a rischio la qualità dei programmi e la libertà di informazione.

Si tratta, quindi, di una questione molto complessa e che merita attenzione da parte dei cittadini e dei politici. Sia la Rai che Mediaset hanno una grande responsabilità nei confronti di un pubblico che chiede programmi di alta qualità, e sarebbe importante che la loro competizione non si traduca in una corsa affannosa agli ascolti, ma in una collaborazione intelligente tesa a creare un’offerta televisiva sempre migliore e conforme ai bisogni del pubblico.

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